È stato recentemente pubblicato su Brain Science un nuovo articolo sui bambini portatori di lesioni cerebellari, frutto del lavoro congiunto del nostro LAMB – Laboratorio per l’Analisi del Movimento nel Bambino “Pierfranco e Luisa Mariani” e di un team di medici del Dipartimento di Neuroscienze pediatriche della Fondazione Besta. Il direttore del LAMB prof. Paolo Cavallari e la ricercatrice ing. Veronica Farinelli, che ringraziamo, ci presentano in sintesi questo ultimo studio.
Negli ultimi anni abbiamo dedicato la nostra attenzione al ruolo del cervelletto nel controllo posturale, durante lo sviluppo del bambino.
In un primo lavoro (Farinelli et al, 2020; doi 10.3390/app10051606) abbiamo osservato che i bambini portatori di atassia genetica lentamente-progressiva (SlowP) mostrano parametri di controllo posturale chiaramente peggiori, rispetto a quanto osservato nei bambini sani, sia durante il mantenimento della stazione eretta, sia all’inizio del passo. I bambini con atassia genetica non progressiva (NonP) hanno invece manifestato un comportamento assai simile a quello dei soggetti sani. In quel lavoro avevamo ipotizzato che i bambini NonP potessero utilizzare la plasticità delle aree cerebrali integre (inclusi gli emisferi cerebellari) per compensare i deficit dovuti alla loro lesione stabile, raggiungendo così uno sviluppo motorio quasi normale. Nei bambini SlowP il consolidamento di queste strategie funzionali compensatorie sarebbe invece ostacolato dalla continua progressione della patologia.
Allo scopo di estendere il nostro studio al controllo posturale di un singolo arto, in questo lavoro abbiamo registrato in 10 giovani pazienti NonP, 10 SlowP e 10 soggetti sani di pari età, gli Aggiustamenti Posturali Anticipatori (APA) nei muscoli prossimali dell’arto superiore, generati da flessioni rapide del dito indice (Marchese et al, 2023; doi: 10.3390/brainsci13040620). Anche in questo caso, come nello studio precedente, non sono state osservate differenze significative nella distribuzione temporale degli APA tra NonP e soggetti sani, mentre gli APA nei soggetti SlowP sono risultati notevolmente ritardati.
In conclusione, questo secondo studio ha confermato che la progressione della malattia, più di altri fattori, rappresenta un elemento negativo per lo sviluppo di un corretto controllo posturale nel singolo arto. Inoltre, questi dati supportano anche l’idea che il controllo posturale di un singolo arto o dell’intero corpo condividano i medesimi meccanismi di controllo.