Prematurità: il recente paper di J.J. Volpe
Nel numero di giugno 2019 di Pediatric Neurology è apparso un interessante articolo di Joseph J. Volpe (Dept. of Neurology / Dept. of Pediatric Newborn Medicine, Harvard Medical School, Boston, USA) dal titolo “Dysmaturation of Premature Brain: Importance, Cellular Mechanisms, and Potential Interventions”. Presentiamo qui una sintesi dell’abstract.
La prematurità, in particolare la nascita pretermine (meno di 32 settimane di gestazione), è una condizione frequente e associata sia a elevati tassi di sopravvivenza che a disabilità del neurosviluppo, specialmente evidenti nell’ambito cognitivo. Il substrato neuropatologico di questa disabilità è ora riconosciuto come correlato a una varietà di eventi dismaturativi del sistema nervoso centrale. Tali disturbi sono la conseguenza di lesioni cerebrali iniziali, in particolare lesioni della sostanza bianca, e coinvolgono molti degli straordinari eventi neuroevolutivi che si svolgono nelle strutture cerebrali bianche e grigie durante il periodo della prematurità.
Questa review delinea gli eventi evolutivi e i disturbi dismaturativi che si verificano nei neonati prematuri. I meccanismi cellulari coinvolti nella genesi della dismaturazione sono enfatizzati, soprattutto i preoligodendrociti. Un ruolo centrale della microglia distribuita diffusamente e attivata e degli astrociti reattivi in questa dismaturazione è ora evidente. Poiché questi meccanismi cellulari dismaturativi sembrano verificarsi in una finestra temporale relativamente lunga, interventi per prevenire o migliorare questa dismaturazione, ovvero interventi neurorestaurativi, sembrano possibili. Tali interventi includono agenti farmacologici, in primis l’eritropoietina, e un'attenzione particolare è stata rivolta anche a fattori nutrizionali come la qualità e l’origine del latte, all’allattamento al seno, agli acidi grassi polinsaturi, al ferro e allo zinco.
Studi recenti suggeriscono altresì un ruolo potente di interventi diretti legati a vari fattori basati sulle esperienze nel periodo neonatale e nella prima infanzia, vale a dire l'esposizione a esperienze uditive e visive ottimali, la riduzione al minimo del dolore e dello stress, e una varietà di altri mezzi di arricchimento comportamentale e ambientale per migliorare lo sviluppo del cervello.
Si ringrazia per la sintesi la prof.ssa Elisa Fazzi, direttore della UO di Neuropsichiatria infantile dell’ASST degli Spedali Civili di Brescia.